A cura di Andrea Scarabelli.
Testi di
Emidio Clementi (Massimo volume)
Massimo Pupillo (Zu)
Enrico Gabrielli (Mariposa, Calibro 35, Der Maurer et al.)
Tying Tiffany
Enrico Molteni (Tre allegri ragazzi morti)
Dente
Francesco Bianconi (Baustelle)
Federico Dragogna (Ministri)
Pierpaolo Capovilla (Il teatro degli orrrori, One dimensional man)
Max Collini (Offlaga disco pax)
Vasco Brondi (Le luci della centrale elettrica)
Appendice a cura di Davide Brace, con interventi di Enrico Veronese, Federico Savini e Sandro Giorello.
Agenzia X edizioni, 2011.
Se gli anni zero vi hanno riempito l'ipod di mp3 e gli scaffali di cd, questo libro vi potrebbe interessare.
Cosa ti spinge in un banchetto con tanti titoli a prenderne uno in particolare?
Tante possono essere le risposte, in questo caso il motivo dell’acquisto riguarda indiscutibilmente l'argomento: la musica degli anni zero.
Una questione personale.
Negli anni zero ho iniziato a vivere diversamente la musica ed ero davvero curiosa di sapere cosa ne dicevano quelli che avevano suonato (e suonano) le note a palla sparate nelle mie orecchie.
Quello che molti racconti mettono in luce è il cambiamento rispetto agli anni novanta, non solo per chi, come me, ascolta, ma anche per chi fa la musica.
Ci sono opinioni discordanti a riguardo.
Il racconto di Francesco Dragona dei Ministri ci porta tra le burrasche delle piccole band indipendenti che tengono duro nonostante il mare di attacchi da tutti i fronti: dallo scoraggiamento personale al poco entusiasmo dei famigliari, ai pirati del circuito dei locali. Non si delinea certo un quadro roseo, anche se brilla l'esperienza di Udine, in cui hanno aperto il concerto dei Coldplay.
Per rimpallare il discorso su un aspetto nuovo e positivo degli anni zero, riporto alcune frasi di Enrico Gabrielli: " Dieci anni fa si era più legati a una attitudine musicale, ora è tutto intercambiabile, o comunque non dipende strettamente dalla musica, ma piuttosto da interessi individuali, e questo è il riflesso della fruizione attraverso il web. Secondo me è ottimo". Anche secondo me.
Credo che in Italia si siano sentiti in modo importante gli effetti della diffusione del web, a partire proprio dagli anni zero. Un po' per un fisiologico ritardo e resistenza verso le innovazioni che si verifica in Italia in ogni campo, un po' per lo stesso sviluppo in senso "sociale" che ha avuto la rete con il web 2.0 (social network, blog, messanger/chat, personalizzazione...).
Gli anni novanta sono serviti per prendere confidenza con il mezzo, con gli anni zero si è partiti.
Continuiamo a leggere Gabrielli: "Internet ha dato una spallata meravigliosa alle grandi strutture, ha creato dei vuoti di potere mostruosi, è stupendo. Le major sono sparite, ormai totalemte fallimentari. [...] I grossi discografici, si sa, sono responsabili di tantissimi errori, troppi". Sì, è stupendo.
Non credo che la major siano così defunte, mi piacerebbe, ma non è ancora il momento di festeggiare. Un bell'approfondimento sull'argomento lo trovate in appendice: Rountable, riflessioni di Enrico Veronese e Federico Savini.
Il tema è forte e unico, ma i panorami che vi verranno aperti sono diversi. C'è chi nella Londra dei rave ci ha sguazzato (Meg) e chi invece dalla City '90 è rimasto deluso "dopo tre mesi non avevo incontrato una sola persona che suonasse. Sai che c'è? Domani torno a casa, le persone con cui devo lavorare magari sono lì" (Massimo Pupillo).
C'è chi ha battuto mille strade della musica, suonando in mille progetti seguendo contemporaneamente, su diversi fronti, più stili (Enrico Gabrielli). C'è chi ha creduto profondamente nel suo progetto, lo ha fatto nascere e ha voluto ed ottenuto con fatica la visibilità che meritava (Fracesco Bianconi).
Avrete anche lo sguardo dall'altra parte del palco, quello dietro al microfono sulle vostre teste, quando urlate una canzone durante un live, magari in mezzo alle gomitate del pogo:
"Il pubblico che seguiva gli esordi del Il Teatro degli orrori all'inizio era quello dei One dimensional man, ma poi in pochissimo tempo abbiamo visto l'età media dei partecipanti abbassarsi vertiginosamente. Adesso molti dei nostri spettatori sono adolescenti, e questa è una cosa bellissima, perché è quella l'età in cui le canzoni possono spingere davvero ad agire." (Capovilla)
Quando parlo del potere della rete intendo anche questo. Non c'è più bisogno che tuo fratello maggiore o il cugino eccentrico ti passi i dischi, ora puoi sentire quello di cui hai sete con un click. La diffusione di strumenti per navigare il web ha avuto un fortissimo incremento negli ultimi 10 anni, anche grazie agli smartphone, che hanno permesso di bypassare i vari pc-mac-notebook ecc.
Credo che se oggi succede che alla re-union (dopo 20 anni) dei Peggio punx, i ragazzini di 15 anni cantano tutte le canzoni a memoria e si debba replicare lo spettacolo due volte nella serata, perché l'affluenza di pubblico non permette a tutti di entrare, il merito sia anche della rete.
"E' in atto un passaggio, una trasmissione" dice Clementi, che parla anche di una "grossa forza d'azione dei musicisti".
Ora agli inizi degli anni '10 siamo in un momento in cui ancora qualcosa deve mutare.
Quello che colpisce è il fermeto positivo di questa scena musicale contro il panorama grigio e per lo più indifferente del paese in cui avviene tutto questo.
Che stia cadendo davvero il paese?
Ne riparleremo, con altri libri.
Silvia Bello